Amen

Il quando di queste parole è una sera passata al computer dietro a formule ed elettroni caldi. Una sera che segue una mattinata, un pomeriggio, al computer per questo o quel lavoro. I miei occhi sono piccoli piccoli, i miei capelli stirati, inumiditi dalla stanchezza. È la sera della morte di Eluana, che ha trovato la sua pace, il suo silenzio. Potreste dirmi che era in silenzio da tanti anni, ma forse le sue orecchie non hanno mai smesso di ascoltare opinioni, pareri, dettami, sentenze, non ultimo il decreto ministeriale, sul suo conto.

I dibattiti si sono susseguiti, le posizioni moltiplicate, poi non così tanto, perché in fondo ho ascoltato solo posizione da questa e da quella parte. Pro o contro. Grandi manifestazione di attaccamento alla vita, ridotte da manifestazioni ridicole quanto irrispettose. I cristiani che hanno indossato la loro solita bella copertina. Qualcuno che ha cavalcato l’onda per prendersi un po’ di popolarità istituzionale, qualcun altro che ha provato a catalizzare l’attenzione pubblica sul caso Englaro, cercando di distogliere la flessione dei suoi prelibati sondaggi.

Nel più classico problema di bioetica, credo che non si possa non focalizzare l’attenzione su quella che è la grandezza di certi problemi e su come sia impossibile rispondere a pieno, nella piccolezza delle circostanze dell’uomo.

I vecchi professori di filosofia amavano fare la distinzione tra la potenza e l’atto. Credo che il fatto stesso che veniamo al mondo sia una perdita di potenza. Il nostro esistere sancisce una netta separazione con quella che è l’idea, l’essere, ontologicamente parlando.

Potremmo stare giorni interi a sorbirci Vespa e Mentana, ascoltando ora questo ora quel parere. Il punto è che bisogna trovare una soluzione pratica ad un problema che pratico non è. Legiferare su qualcosa che è puramente filosofico, puramente poggiato su concezioni, filosofie è assolutamente complicato, ma altrettanto urgente ed indispensabile.

Credo sia sbagliato pensare semplicisticamente che la vita di Eluana non fosse degna di essere vissuta, solo perché paragonata a quello che ci sembra l’unico modo di vivere e di percepire. Anche un malato di mente, incapace di intendere, forse dimenticherebbe di cibarsi e morirebbe se non ci fosse qualcuno a seguirlo. E allora qual è il limite, il contorno al quale muoverci. Elencare le eventualità sarebbe inopportuno e quanto mai vano.

Rimane la pietra angolare della coscienza, della libertà di coscienza. Ed ecco la via pratica del testamento biologico.

Le grandi campagne mediatiche della chiesa spesso mi fanno pensare e dubitare. Mi chiedo perché mai non si spendano simili energie per educare la gente, formare i cristiani a saper scegliere anche in presenza di una legge che però tutela chi non crede. Non credo che un cristiano debba temere l’esistenza della possibilità di un aborto, di una fecondazione assistita o di qualsiasi altra cosa soggetta a dispute di questo tipo. Credo piuttosto che si debba formare la gente che si dice cristiana, a sapere in che cosa si crede, a smettere quella copertina di battezzati incoscienti.

C’è una possibilità di uscirne da paese civile, da Paese. Il decreto del cavaliere lampadato mi sembra una buffonata, una forzatura per generare anche un conflitto istituzionale fuori luogo. Ma dal cavaliere non mi aspettavo una risposta matura. Provo ad aspettarmela ancora da qualcuno, pochi veramente, ma in fondo crediamo che il miracolo possa capitare. Amen.

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2 risposte a Amen

  1. carmela ha detto:

    Anche la sua era una vita. Ma Eluana aveva chiesto di non viverla. Rispetto le sue idee, le sue convinzioni e quelle della sua famiglia. Rispetto anche il suo diritto di morire. Sì. Lo rispetto. Riposa in pace, Eluana. In questa nuova vita che stai vivendo adesso.

  2. Elena ha detto:

    Essere cristiani dovrebbe essere anche questo .. accettare le scelte altrui e non abbandonarsi a giudizi improvvisati, accetare e accogliere.Ed ora stiamo un attimo in silenzio pregando per Eluana e per la sua famiglia, coinvolta in un vortice che non meritava

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